La depressione è una malattia mentale che purtroppo colpisce tantissime persone ogni anno: ecco come superarla con un segreto del Rinascimento.
La depressione potrebbe essere un segnale chiaro e forte che ci abbia che qualcosa nella nostra vita non sta funzionando. Una sorta di messaggio di malfunzionamento, ma ecco cosa si pensava nel Rinascimento e come potrebbe oggi aiutare chi ne soffre.
Purtroppo sono tantissime le persone che hanno problemi di salute mentale e che soffrono patologie come la depressione. Adolescenti, adulti, ma anche bambini che si ritrovano a dover fronteggiare una situazione decisamente grave: ecco l’idea che arriva dal Rinascimento e che potrebbe risollevare le sorti di moltissime persone.
La depressione e la soluzione dal Rinascimento: come fare per superarla
Secondo alcuni studi la depressione può dipendere da uno squilibrio chimico e quindi in quel caso può essere curata con farmaci psichiatrici come il Prozac. Questa teoria però non ha delle grossa fondamenta scientifiche infatti la depressione è piuttosto uno stato di salute mentale che indica che qualcosa non va nella propria vita. Una risposta potrebbe essere data dal lontano Rinascimento infatti l’idea di questo tipo di patologia era legata a quella che oggi chiamiamo malinconia. Di questo se ne parla nel libro che oggi ha 400 anni e che si chiama L’anatomia della malinconia, come riporta Psychology Today. L’autore è lo studioso, filosofo e teologo britannico Robert Burton, che ha scritto appunto un testo grande quanto la Bibbia (e anche più) su come combattere questo stato d’animo.
Il libro inizia con un elenco in cui viene riportato tutto quello che all’epoca si pensava potesse causare la malinconia. Le motivazioni sono le più disparate e riguardano cose che oggi non consideriamo affatto come la possessione demoniaca, i liquidi corporei. Ma anche fattori che ancora oggi invece vengono presi in considerazione come la cattiveria, la genetica e l’inquinamento. Qualunque fosse la causa, la soluzione era solo una e oggi la psichiatria moderna la sta valutando: se la depressione fosse un messaggio?
Questa sorta di conclusione vorrebbe indicare che la depressione ci dice che qualcosa nella vita non sta andando come dovrebbe. La depressione dunque non sarebbe, secondo quest’ottica, qualcosa da combattere, ma da assecondare evitando le pene del paziente, per farla arrivare al suo fine naturale. Un cambio di prospettiva rivoluzionario che dovrebbe spingere il paziente a prestare più attenzione a cosa nella sua vita non sta andando bene. Può essere la carriera, la relazione, un progetto di vita.
Hans Schroder, professore assistente clinico di psichiatria e psicologo clinico presso l’Università del Michigan, e i suoi colleghi hanno iniziato a trattare i pazienti con questo approccio. Il risultato è che chi vede la depressione come un segnale, e non come un disturbo, si sente meno impotente e più ottimista riguardo la terapia, stigmatizzando meno la sua condizione.