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Curiosità

Su cosa si basava l’alimentazione dell’uomo di Neanderthal?

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Dalma Bonaiti

Come si alimentava l’uomo di Neanderthal, approfondimenti sulla dieta e le fonti di cibo utilizzate durante l’era preistorica. 

Si è pensato a lungo che i Neanderthal avessero una dieta principalmente basata su carne, dando scarso peso all’importanza delle verdure. Tuttavia, una recente scoperta ha messo in discussione tale credenza, rivelando che la dieta dei Neanderthal era in realtà molto più diversificata e raffinata di quanto precedentemente ipotizzato.

Le scoperte che hanno cambiato le condizioni moderne sull’alimentazione dell’uomo di Neanderthal

Circa un secolo or sono, la grotta di Figueira Brava in Portogallo, situata presso Setubal vicino a Lisbona, non si trovava sull’orlo di una scogliera come oggi, ma si estendeva a circa un chilometro o forse più dalla costa atlantica, immersa in un ambiente dal clima temperato simile all’attuale. Queste sono le conclusioni di una dettagliata analisi condotta da un team di ricercatori, guidato dall’archeologo Joao Zilhao, comprendente anche l’italiano Diego Angelucci dell’Università di Trento. La loro ricerca, pubblicata sulla rivista Science, ha sottolineato l’importanza del sito per la comprensione di comportamenti prima d’ora sconosciuti dei Neanderthal.

Tra 106mila e 86mila anni fa, gruppi di Neanderthal visitavano abitualmente questa grotta portoghese, lasciando dietro di loro chiare tracce della loro presenza in un ambiente che è rimasto invariato fino ai giorni nostri. La ricerca di Zilhao e il suo team, avvalendosi di un ricco campionario di reperti, ha portato alla formulazione di importanti ipotesi riguardanti lo stato evolutivo dei Neanderthal e le loro capacità cognitive. Tali ritrovamenti sottolineano l’importanza fondamentale dei Neanderthal nell’evoluzione della nostra civiltà.

Foto | gorodenkoff @Canva – fortenews.it

 

Grazie ai resti di un pasto datato a 70,000 anni fa, ritrovato nell’antica grotta Shanidar in Iraq, si è scoperto che la dieta dei Neanderthal presentava molte analogie con quella mediterranea. Questi reperti, considerati i resti di cibo cotto più antico mai scoperto, rivelano una forma primordiale della “dieta paleolitica”.

Qual era quindi la natura di un pasto mangiato dai Neanderthal? Finora, il consenso generale era che la dieta di questa specie, che ha vissuto fino a circa 40.000 anni fa in Europa e Asia, fosse altamente basata sulla carne, sminuendo l’importanza nutritiva delle verdure. Questo è in qualche modo vero, tuttavia, l’analisi dei residui bruciati del pasto più antico mai scoperto nel mondo, svela una dieta molto più avanzata e sofisticata di quanto pensavamo fino ad ora.

Cosa mangiavano davvero nella loro alimentazione gli uomini di Neanderthal

I Neanderthali, nostri “parenti”, erano abilissimi nella caccia di grossi mammiferi, come i bisonti e i mammut. Dopo averli catturati, sventravano gli animali, li sezionavano e trasportavano i pezzi nei loro accampamenti. Nel frattempo, nella grotta, qualcuno era incaricato di mantenere viva la brace. Con l’ausilio di bastoni o enormi ossa utilizzate come spiedi, avvicinavano le “fettine” o le parti con l’osso alle braci ardenti. Accanto al fuoco, gli organi interni (le frattaglie), che erano ritenuti un piatto prelibato, cuocevano a un ritmo più lento.

Che cos’è il tocco personale dello chef? È solo l’aggiunta di qualche sterpo di erbe aromatiche al fuoco per migliorare gli aromi. Quando era pronta, la carne, che per il nostro palato moderno sarebbe probabilmente cucinata troppo al sangue, veniva afferrata con le mani e divisa tra i commensali. Mordendola direttamente dall’osso, se ne strappavano pezzi con denti e mani. I segmenti più resistenti si potevano separare con raspatori, le uniche posate di quel periodo. Alcuni, poi, frantumavano le ossa più lunghe per ottenere il succulento midollo al loro interno. Questa è una rappresentazione piuttosto accurata di un pasto tipico tra i Neanderthal. Tuttavia, al giorno d’oggi, sappiamo che c’era molto di più.

Recenti ricerche condotte da un gruppo di studiosi guidati da Chris Hunt, docente di paleoecologia culturale presso l’Università John Moores di Liverpool, all’interno della grotta di Shanidar, un’antica residenza Neanderthal situata ai piedi dei Monti Zagros (800 km a nord di Baghdad, in Iraq), ci invita a riconsiderare la loro dieta precedentemente ritenuta monotona e prevalentemente basata sulla carne.
La scoperta di resti bruciati di un pasto risalente a circa 70 mila anni fa, infatti, suggerisce che i Neanderthal erano dei “paleo nutrizionisti”. Tra i residui alimentari, infatti, sono presenti indizi di una cucina evoluta, che incorporava anche cereali, legumi e vegetali.

L’esame di pezzi di cibo bruciato, mediante un microscopio elettronico a scansione, ha rivelato l’uso di frammenti di semi, cellule vegetali derivanti dal grano e legumi. E’ probabile che i Neanderthal, dopo una valutazione dei vantaggi e dei costi, avevano identificato delle risorse vegetali di base, utilizzate come alimenti, ricche di carboidrati ma anche semplici da raccogliere e cucinare.

I Neanderthal, probabilmente attraverso tentativi e fallimenti, erano riusciti a comprendere che cucinare gli alimenti aveva dei vantaggi. Pur senza saperlo, essi sterilizzavano gli alimenti, ne miglioravano il sapore e alteravano le proteine rendendole più facilmente digeribili attraverso il calore. Cucinando i vegetali, inoltre, aprivano la strada all’assorbimento di amidi e proteine da parte del corpo. Una grigliata di carne selvaggina permetteva la destrutturazione del collagene fibroso, facilitando l’assorbimento delle proteine.

In un tentativo di avvolorare l’idea di un regime alimentare variegato ed equilibrato, il gruppo di ricerca ha anche esaminato altri antichi pezzi di cibo carbonizzato, trovati nella grotta di Franchthi in Grecia, un sito archeologico che risale a circa 12.000 anni fa. Confrontando questi risultati, hanno scoperto la complessità delle diete del paleolitico e l’uso di diverse tecniche di preparazione.

“Sia nell’uno che nell’altro sito archeologico, abbiamo trovato per la prima volta prove che dimostrano l’uso dei legumi in ammollo prima della cottura e di semi pestati e mescolati tra loro prima dell’ingestione, sia da parte dei Neanderthal che dei primi Homo sapiens”, ha detto la professoressa Ceren Kabukcu, archeologa presso l’Università di Liverpool, specializzata in archeobotanica, che ha guidato lo studio comparativo.

“Le scoperte delle nostre ricerche sono impressionanti”, afferma Hunt, capo degli scavi presso Shanidar, “questi reperti rappresentano la prima evidenza di una dieta complessa, e quindi di un’evoluzione della gastronomia tra i Neanderthal. Insieme ai miei collaboratori, abbiamo tentato di riprodurre uno dei piatti, utilizzando gli ingredienti raccolti nei dintorni della grotta di Shanidar. E il risultato? Deliziosamente sorprendente: una specie di pane alle nocciole”.

Dalma Bonaiti

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