Il progressivo e preoccupante aumento della del fenomeno della shrinkflation ha reso necessario l’intervento dell’Antitrust.
Non solo inflazione ma anche shrinkflation. I consumatori bersagliati su tutti i fronti. È stato necessario l’intervento dell’Antitrust per fare chiarezza su un fenomeno che ha preso piede nei supermercati.
L’inflazione, da ormai quasi due anni,ha provocato aumenti in tutti i settori. Le rate dei mutui – specialmente quelli a tasso variabile – sono quasi raddoppiate; le bollette di luce e gas sono arrivate alle stelle e anche i generi alimentari costano molto di più di quanto costavano fino a gennaio 2022. Ogni volta che si va al supermercato ci si rende conto che si spende sempre di più pur avendo acquistato la stessa quantità di cibo se non addirittura meno.
Per molte famiglie arrivare alla fine del mese sta diventando sempre più difficile nonostante i numerosi aiuti messi in campo dal Governo di Giorgia Meloni. Di recente è stato rifinanziato il bonus luce e gas per le bollette e anche per il 2024 è stata riconfermata la carta risparmio acquisti per aiutare le famiglie più bisognose a fare la spesa. Ma sulla spesa al supermercato grava un altro problema: la shrinkflation. Apparentemente acquistiamo lo stesso prodotto allo stesso prezzo: invece non è così.
La shrinkflation è un fenomeno che ha preso progressivamente piede in Italia e che non può essere nemmeno definito illegale. Ci sbattiamo la faccia praticamente ogni volta che entriamo al supermercato anche se molti di noi non se ne rendono conto e, proprio per questo, spendono molti più soldi.
Shrinkflation deriva dall’unione di due termini inglesi: to shrink che significa “ridurre” e inflaction che significa “inflazione”. In pratica questo fenomeno si verifica quando noi paghiamo lo stesso prezzo per prodotti che sono stati rimpiccioliti dalle aziende che li producono. Siccome, quasi sempre, le confezioni restano le stesse, quasi nessuno di noi si accorge della differenza. Pertanto paghiamo di più senza rendercene conto.
Un esempio? Le confezioni di pasta di alcune marche sono passate da 500 grammi a 400 grammi ma hanno mantenuto lo stesso prezzo. Le bottiglie di certe bibite sono passate da 500 ml a 440 ml; confezioni di biscotti che prima ne contenevano 10 ora ne contengono 9. Confezioni di formaggio spalmabile passate da 200 grammi a 190 grammi.
Ma questo fenomeno non riguarda solo i cibi. Le associazioni dei consumatori hanno segnalato anche bottiglie di detersivi per i piatti passate da 1 litro a 900 ml mantenendo lo stesso prezzo o confezioni di fazzolettini di carta che prima ne contenevano 10 e ora solo 9. E così via. Il fenomeno ha raggiunto dimensioni tali da richiedere l’intervento dell’Antitrust che dovrà accertarsi che le aziende produttrici di tali prodotti segnalino in modo ben evidente al consumatore la riduzione del peso e del quantitativo del prodotto contenuto nelle confezioni.
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