Secondo il report di ActionAid oltre la metà risiede al Sud e nelle isole. Milano è la città con l’aumento maggiore. Il fenomeno riguarda almeno 200mila tra bambini e ragazzi under 16 anni
Sei milioni di persone sopra i 15 anni in Italia non sono in grado di fare un pasto completo e nutriente almeno una volta ogni due giorni. Si chiama povertà alimentare e riguarda il 12% della popolazione. A rivelarlo è il report realizzato da ActionAid in collaborazione con Percorsi di Secondo Welfare.
L’indagine basata su dati Istat esplora la deprivazione alimentare, materiale e sociale, che si manifesta quando non si è in grado di uscire almeno un volta al mese con parenti e amici per mangiare o bere. A soffrirne sono soprattutto le fasce più vulnerabili della popolazione: disoccupati (28,3%), persone inabili al lavoro (22,3%), chi ha un’istruzione uguale o inferiore alla licenza media (17,4%), giovani tra i 19 e i 35 anni (12,3%), adulti tra i 50 e i 64 anni di età (12,7%), stranieri (23,1%), chi abita in una casa in affitto (22,6%) e delle persone che vivono nelle aree metropolitane (13,3%).
La mappa della povertà alimentare
Dal punto di vista territoriale, l’incidenza è maggiore al Sud (20,7%) e nelle isole (14,2%), dove in totale il fenomeno riguarda 3,1 milioni di persone, mentre al Nord Est è più contenuta e è pari al 5,8%.
Secondo il ministero delle Politiche sociali, il numero di chi riceve aiuti dal fondo europeo per gli indigenti (Fead) sotto forma di generi di prima necessità è cresciuto notevolmente negli ultimi anni passando dai 2,1 milioni nel 2019 a quasi 3 milioni nel 2021. L’aumento più significativo ha riguardato la Sicilia (+172,5mila), la Lombardia (+155mila) e la Campania (+ 98mila).
Milano è la seconda città metropolitana dopo Napoli per numero di beneficiari (215mila) ma è quella che ha registrato l’aumento più consistente rispetto a tutte le altre città d’Italia (+115mila), con un’incidenza del 6,7% rispetto alla popolazione residente.
L’incremento del numero di beneficiari del programma Fead, in linea con il trend di crescita della condizione di povertà assoluta, può essere interpretato come un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita di soggetti già in situazione di forte vulnerabilità. Tuttavia, come nota Actionaid, utilizzare questo dato come indicatore della povertà alimentare può condurre a una sottostima del fenomeno, se si considera che molte famiglie, complice lo stigma sociale, rinunciano all’assistenza.
Una conferma arriva dall’indagine europea Istat su reddito e condizioni di vita delle famiglie (Eu-Sicl): nel 2021 le famiglie che dichiarano di aver chiesto l’aiuto di qualcuno almeno una volta sono pari al 6,8% di quelle residenti in Italia, ma solo il 15% di queste si è rivolto alla rete di distribuzione di pacchi alimentari.
I minori: 200mila in povertà alimentare
La povertà alimentare riguarda 200mila tra bambini e ragazzi minori di 16 anni: il 2,5% della popolazione in questa fascia d’età non è in grado di consumare adeguata frutta e verdura e fare un pasto completo e nutriente almeno una volta al giorno. Inaspettatamente è il Nord-Ovest l’area che registra la più alta incidenza, con un valore oltre il doppio della media nazionale, pari al 5,3%, che equivale a oltre 118mila under 16. Al contrario il Centro (1,2%), il Nord-Est (1%) e le Isole (0,2%) registrano una diffusione del fenomeno inferiore, mentre il Sud con il 2,8% presenta un dato più allineato alla media nazionale.
Le famiglie
Guardando alla composizione delle famiglie, sono i nuclei monogenitoriali (16,7%) e quelli con cinque o più membri (16,4%) a registrare i tassi più elevati. Nel 2021, nel pieno della pandemia, le famiglie più vulnerabili hanno destinato, in proporzione, una quota superiore del loro reddito alla spesa alimentare, con il risultato di avere meno risorse a disposizione per soddisfare altre esigenze. Tre su dieci hanno dovuto rinunciare a cure e visite mediche.
Le misura di contrasto alla povertà
Fra il 2019 e il 2021, nonostante la pandemia, l’andamento degli indici di deprivazione alimentare è stato sostanzialmente stabile e in diminuzione. La possibile ragione, nota l’organizzazione, è da ricercare nelle misure ordinarie e straordinarie di sostegno al reddito che almeno in parte hanno mitigato l’impatto della crisi.
Negli ultimi anni è cresciuto in particolare il volume di risorse pubbliche destinato a sostenere i consumi alimentari delle famiglie in difficoltà sia attraverso l’erogazione diretta di beni di prima necessità sia con strumenti una tantum come i buoni spesa o la più recente carta solidale “Dedicata a te”.
“Tuttavia il sistema di intervento appare ancora troppo frammentato e privo di una visione strategica”, nota ActionAid. “Il paradosso più evidente è che 6 persone su 10 in condizione di deprivazione alimentare materiale o sociale non sono considerate a rischio povertà secondo le soglie di reddito prestabilite”. Un segno, secondo l’Ong, dell’inadeguatezza delle soglie di reddito standardizzate come criterio di accesso.
“Dobbiamo cambiare la visione che abbiamo del fenomeno per adottare un vero approccio multidimensionale che ruoti attorno al diritto cibo e non all’aiuto, che coinvolga la comunità e non solo i singoli individui adottando, inoltre, sistemi di rilevazione della povertà alimentare più efficaci e a livello territoriale”, commenta Roberto Sensi, responsabile del programma povertà alimentare di ActionAid Italia.