Piangere, e in particolare le lacrime, servirebbero a proteggerci da eventuali aggressioni, abbassando il testosterone di chi le annusa
Fin da quando nasciamo, il pianto svolge un ruolo fondamentale nella nostra esistenza, aiutandoci a esprimere meglio alcune emozioni e generando sentimenti di empatia e compassione negli altri.
Piangendo i neonati riescono, ad esempio, a comunicare i loro bisogni più immediati ai genitori ben prima di poter formulare parole o frasi di senso compiuto.
Che indichi dolore o semplice necessità di sopravvivenza, il pianto nasce in una parte del mesencefalo, il centro pontino, dalla quale parte l’ordine di aumentare la produzione di lacrime.
Contemporaneamente il sistema nervoso centrale innesca un’inspirazione e un’espirazione forzata e molto intense, che provocano i tipici lamenti a singhiozzo del pianto. Nei bambini l’effetto è più evidente, mentre col passare degli anni si impara controllarsi meglio.
Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Plos Biology, ipotizza che le lacrime umane potrebbero avere un ulteriore scopo evolutivo altrettanto importante, proteggendoci da eventuali aggressioni. Scopriamo di più insieme!
Lo studio, condotto presso l’Istituto di Scienze Weizmann in Israele e guidato da ShaniAgron, dimostra che annusare lacrime porta a una riduzione dell’attività cerebrale legata all’aggressività, comportando una diminuzione del comportamento aggressivo: è già noto che l’aggressività maschile nei roditori viene bloccata quando essi annusano le lacrime femminili.
Secondo un altro studio, questa volta tedesco, sembrerebbe che le donne piangano tra le 30 e le 64 volte l’anno, (con un’intensificazione del fenomeno prima e dopo il ciclo mestruale), mentre i maschi lo farebbero tra le 6 e le 17 volte. Prima dell’adolescenza, però, non ci sono differenze nei pianti tra i sessi.
Alla base della differenza potrebbe esserci la necessità femminile di esercitare, attraverso le lacrime, potere sull’uomo, spesso posto dalla società in una posizione predominante. C’è poi una ragione culturale dall’altra parte: presso molte culture il pianto maschile è considerato un segno di debolezza.
Ritornando alla ricerca, hanno utilizzato le lacrime di diverse donne di età compresa tra 20 e 25 anni, raccolte mentre guardavano dei film tristi. L’esperimento ha poi chiamato in causa 31 maschi, a cui è stato ordinato di annusare il liquido delle “donatrici” o in alternativa una simile soluzione salina inodore.
In una fase immediatamente successiva, gli uomini hanno preso parte a un videogame utilizzato di solito in vari esperimenti psicologici per stimolare comportamenti aggressivi, facendo intendere che gli avversari stessero barando.
Quando avevano l’opportunità, gli uomini potevano vendicarsi facendo perdere denaro all’altro giocatore. Gli uomini non sapevano cosa stessero annusando e non riuscivano a distinguere tra lacrime e soluzione salina, entrambe prive di odore.
Il risultato è stato eloquente: coloro che avevano odorato le lacrime manifestavano una condotta del 43,7% meno violenta rispetto al campione che aveva annusato l’altro liquido.
In modo individuale, maggiore era la differenza in questa attività cerebrale, meno spesso il giocatore si vendicava durante il gioco. Questo è un esempio di chemosignaling sociale, un processo comune negli animali ma meno diffuso o meno compreso negli esseri umani.
A confermare un atteggiamento più calmo da parte del primo gruppo è stata inoltre una risonanza magnetica effettuata con uno scanner cerebrale, che ha rilevato una minore attività delle reti neuronali collegate all’aggressività.
Le immagini funzionali hanno mostrato che due regioni cerebrali legate all’aggressività, il cortex prefrontale e l’insula anteriore, diventavano più attive quando gli uomini venivano provocati durante il gioco, ma non diventavano altrettanto attive nelle stesse situazioni quando gli uomini annusavano le lacrime.
Secondo gli scienziati, questa reazione sarebbe dovuta alla particolare composizione delle secrezioni lacrimose: “Sono una sorta di “scudo chimico” che offre protezione contro le aggressioni e questo effetto è comune ai roditori, agli esseri umani e forse anche ad altri mammiferi” – afferma in proposito Noam Sobel, neurobiologo del Weizmann Institute of Science di New York e coautore dello studio – “Sapevamo già che annusare le lacrime abbassa il testosterone e che ciò ha un effetto maggiore sull’aggressività negli uomini che nelle donne”.
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