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Attualità

Perché la mafia non è più quella di una volta?

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Giuliana Presti
La mafia di oggi è una mafia invisibile e liquida che lascia indietro o nasconde la violenza e si definisce con un aspetto moderno, i crimini più gravi e gli omicidi lasciano il posto ai rapporti con la politica e le istituzioni
Matteo Messina Denaro, ultimo esponente di Cosa nostra, è morto all’età di 61 anni all’ospedale dell’Aquila, dove si trovava ricoverato per un cancro al colon. Era stato arrestato a gennaio dopo 30 anni di latitanza e durante il suo legame con la mafia siciliana ha ordinato alcuni tra i peggiori crimini di Cosa Nostra, l’organizzazione criminale più nota, che dopo il 1992 ha iniziato a cambiare aspetto. I crimini più gravi e gli omicidi hanno lasciato il posto ai rapporti con la politica e le istituzioni. I soggetti che si lasciano coinvolgere in queste relazioni sono i cosiddetti “colletti bianchi“: impiegati, funzionari dello Stato ecc. La mafia di oggi è una mafia invisibile e liquida che lascia indietro o nasconde la violenza e si definisce con un aspetto moderno. Le organizzazioni criminali continuano la loro attività illecita insinuandosi silenziosamente nei contesti dove meno immagineremmo di trovarla, sfruttando la “zona grigia” dove, appunto, si incontrano legalità e illegalità.

Le relazioni esterne

Nel lunghissimo elenco delle attività riconducibili alle organizzazioni mafiose, quali estorsione, traffico di droga, di armi, appalti truccati, corruzione ecc., si aggiungono anche quelle che occupano il piano delle “relazioni esterne”. La mafia crea intrecci di affari e favori con il mondo “legale”, con il quale condivide interessi volti al raggiungimento di profitti. Il mondo “legale” di cui parliamo è il mondo istituzionale, politico, amministrativo, imprenditoriale, economico, finanziario, della cultura e dell’informazione e l’intreccio con esso rappresenta la vera spina dorsale delle organizzazioni mafiose di oggi.
Gli omicidi (riconducibili alle organizzazioni mafiose) che hanno caratterizzato i trent’anni di mafia siciliana e che dal 1975 al 1992 sono stati tra i 5.000 e i 6.000 esclusivamente in Sicilia, Calabria e Napoli e solo nel 1991 oltre 700, hanno lasciato sempre più spazio all’importanza delle relazioni con lo Stato. Oggi non conosciamo più la mafia per gli omicidi di cui avremmo sentito parlare anni fa, ma sicuramente per altre circostante più o meno rintracciabili.
Foto | unsplash @nicolafioravanti – Fortenews.it

I “colletti bianchi” e la “zona grigia”

Il successo delle organizzazioni mafiose di oggi dipende dal successo ottenuto dalla cooperazione (attiva o passiva) col mondo esterno, con altri attori sociali e dai rapporti di scambio, collusione e perfetta intesa. Nino di Matteo ha affermato che Cosa nostra è l’organizzazione mafiosa che di più si rifà alla ricerca costante di dialogo con le istituzioni. Il raggiungimento di uno scopo è il fine di questa ricerca. Il mafioso riesce a insinuarsi all’interno di un contesto legale cercando un dialogo con le istituzioni. Organizzazioni criminali e istituzioni si avvicinano tra loro per ottenere benefici a vicenda.
Sutherland fu il primo a coniare l’espressione “white collar crime” per identificare gli illeciti “commessi in campo economico, politico e professionale da persone ‘rispettabili’, di elevata condizione socioeconomica”. I cosiddetti colletti bianchi sono tutte quelle figure che lavorano, come suggerisce l’espressione, in abiti formali, impiegati e funzionari dello Stato o chiunque possa sembrare a primo acchito un “uomo per bene”. Proprio dietro all’immagine del soggetto “per bene”, si nasconde il mafioso, che riesce così a muoversi grazie a una finta apparenza. Grosse società, industrie e grandi fabbriche sono gli attori principali di questo nuovo disegno.
Con l’espressione “zona grigia” si intende descrivere lo spazio opaco che si dispiega tra legale e illegale. Lo stesso riesce a diventare sempre più invisibile e per questo si ha la percezione che le mafie non abbiano la potenza di un tempo e talvolta anche che non esistano più. È all’interno di quest’area che prendono forma le varie relazioni tra il mondo istituzionale o in generale il mondo legale (economico, sociale ecc.) e la mafia. È una zona che confonde e risulta difficile da rilevare e che permette alla criminalità di vivere nell’ombra.
Giuliana Presti

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