Gli attivisti del gruppo di Greta Thunberg tornano in piazza per protestare “contro l’inazione del governo italiano e il crescente negazionismo della politica e dei media”
Oggi, in 35 città italiane, il movimento Fridays For Future, impegnato nella lotta per sensibilizzare a proposito dell’emergenza climatica, è tornato a manifestare. Gli attivisti hanno protestato contro “l’inazione del governo italiano e il crescente negazionismo presente nella politica e nei media“, come dichiarato in un comunicato.
Nuove proteste da parte del gruppo Fridays for Future: ecco per cosa protestano e quale è stata la loro origine
Con lo slogan “Resistenza Climatica“, gli attivisti del movimento di Greta Thunberg hanno convocato la cittadinanza italiana a mobilitarsi, nonostante “la preoccupante repressione dell’attivismo, con la consapevolezza che tutela collettiva e coesione saranno le basi per una partecipazione sicura ma potente“, come dichiarato nella nota. “Gli enormi tagli alle politiche ambientali e sociali nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono un chiaro segnale della direzione che il governo Meloni intende prendere sulla questione climatica“, ha affermato Marzio Chirico, portavoce italiano del movimento. “E il Piano Mattei peggiorerà la situazione. Tuttavia, le persone sono sempre più consapevoli dell’esistenza e della gravità della crisi climatica, e intendiamo accogliere e unire la loro forza nelle nostre piazze il 6 ottobre“.
“Siamo inarrestabili“, è stato lo slogan che ha preceduto centinaia di giovani di Fridays for Future e del Coordinamento dei collettivi studenteschi che hanno marciato per le vie del centro di Milano. Partiti da largo Cairoli, hanno fatto tappa sotto palazzo Marino, sede del Comune, protestando contro il “greenwhashing del Comune di Milano”. Con il grido di “giustizia climatica ora“, hanno criticato la gestione “falsamente green” della città, sottolineando che “l’ecologia non è un lusso“. Il corteo ha causato notevoli disagi al traffico nelle zone del centro attraversate.
La protesta a Roma è partita da piazza Indipendenza, attraversando le vie del centro fino a piazza San Giovanni. Partecipavano diverse migliaia di giovani, esponendo cartelli come “Stiamo saltando le nostre lezioni per insegnarne una più importante a voi“. Tra gli slogan presenti sui manifesti: “Resistenza climatica contro il negazionismo di stato“, “Bloccate le guerre, non il nostro futuro“, “Artisti uniti contro la devastazione ambientale e la guerra“, “Pensa al bene comune“.
Il corteo a Napoli, partito da piazza Garibaldi, era formato da circa mille persone, secondo le stime degli organizzatori, e si è diretto verso il centro della città. In testa, un grande striscione recitava “Stamme jenn a mare cu tutt’e pann” (stiamo andando al mare con tutti i panni). Numerosi altri manifesti sono apparsi nel corso del corteo.
Dopo sei mesi dall’ultimo corteo, i Fridays for Future sono tornati in piazza a Torino. Gli ambientalisti, in oltre un migliaio, hanno sfilato con uno striscione che recitava “Resistenza climatica contro un governo negazionista“. Tra i partecipanti, anche il vicepresidente del consiglio regionale del Piemonte e consigliere Pd Daniele Valle, possibile candidato per il centrosinistra alle prossime elezioni amministrative. Nel corteo erano presenti anche la rete del Climate Social Camp, Last, Acmos e le sigle Cigil-Cisl-Uil, oltre a uno spezzone del Fiom.
Insomma, i ragazzi del Fridays for Future sono tornati a lottare per i loro ideali, ma come è nato questo movimento?
Fridays For Future (FFF), noto anche come sciopero scolastico per il clima, Youth for Climate e School Strike 4 Climate, è un movimento ambientalista internazionale nato nell’agosto 2018. Il suo obiettivo principale è attirare l’attenzione dei politici e dei legislatori per garantire il rispetto degli Accordi di Parigi e promuovere nuove politiche ambientali e sociali.
La genesi di questo movimento è legata allo sciopero di Greta Thunberg, che si era seduta davanti al parlamento svedese per protestare contro l’inerzia riguardo alla crisi climatica. Inizialmente ogni giorno, successivamente solo di venerdì, Greta ha manifestato come atto di protesta contro i leader mondiali che detengono il destino del nostro pianeta.
Da solitaria ha ben presto ricevuto compagnia: altri giovani studenti hanno iniziato a scioperare, pubblicando gli aggiornamenti della protesta su Instagram e Twitter con l’hashtag #FridaysForFuture. Fu così che nacque il movimento, a partire da un hashtag che è diventato virale, scatenando un “risveglio” ambientalista di portata globale. Il concetto alla base del movimento è stato ispirato da una frase di Greta, che ha incoraggiato migliaia di giovani a partecipare attivamente alla causa dichiarando: “Non sei mai troppo piccolo per fare la differenza”.
Sebbene il primo sciopero scolastico per il clima di Greta Thunberg risalga al 20 agosto 2018, la prima protesta globale dei Fridays For Future è avvenuta il 15 marzo 2019, coinvolgendo studenti in 1700 città di oltre 100 Paesi. Nel corso degli anni, i FFF hanno stimato la partecipazione da alcune migliaia fino a circa 14 milioni di persone, principalmente studenti delle generazioni millennial e genZ, in tutti i continenti del mondo tranne l’Antartide. Questo straordinario coinvolgimento li ha resi uno dei movimenti più popolari del XXI secolo, con oltre tre milioni di partecipanti per evento nella seconda metà del 2019. La loro determinazione è stata riconosciuta con il premio “Ambasciatori della Coscienza” da Amnesty International il 7 giugno dello stesso anno.
Gli scioperi dei FFF si contraddistinguono per una protesta pacifica e non violenta, spesso arricchita da manifesti, cartelli simbolici e canti corali. Nel 2020 e nel 2021, a causa delle precauzioni legate al coronavirus, le proteste in presenza sono state prudenzialmente ridotte o rimandate. Alcuni manifestanti hanno optato per seguire l’esempio di Greta, recandosi autonomamente davanti a municipi ed edifici governativi il venerdì, dalle 8:00 alle 15:00, rispettando gli orari scolastici.
L’obiettivo centrale del movimento è esercitare una pressione morale su politici, legislatori e mass media affinché rispettino gli Accordi di Parigi sul Clima del 2015 e riducano le emissioni di CO2. In parallelo, i manifestanti mirano a sensibilizzare sulle dichiarazioni dei climatologi globali per rallentare e limitare l’impatto del riscaldamento globale, promuovendo il passaggio a energie rinnovabili e una riduzione dei consumi privati.
L’ambientalismo dei FFF non si limita al clima, ma si estende alla difesa dei diritti umani e alla “giustizia climatica”, evidenziando le conseguenze del riscaldamento globale in termini di esaurimento delle risorse, sfruttamento umano e migrazione forzata.
Condividendo obiettivi comuni, i Fridays For Future ricevono il sostegno di importanti ONG ambientaliste come Greenpeace, WWF e Legambiente, unendo spesso gli attivisti di diverse associazioni nelle loro proteste congiunte. Il movimento, lontano dal perdere la sua forza nel tempo, sta trasformandosi in un’organizzazione più strutturata, sviluppando richieste specifiche e rappresentando una rivoluzione culturale, sociale, economica e politica.