Il capo delle brigate Ezzedin al-Qassam, il braccio armato del movimento islamista, è braccato da vent’anni dai servizi di intelligence. Sarebbe sfuggito a diversi tentativi di eliminarlo. L’ultimo ieri: un raid ha ucciso alcuni membri della sua famiglia nella Striscia
La casa di Maohammed Deif, lo stratega di Hamas dietro l’offensiva sferrata contro Israele, sarebbe stata distrutta ieri da un raid nel sud della Striscia di Gaza. Alcuni membri della famiglia del capo militare avrebbero perso la vita, incluso il fratello, il figlio e una nipote. Altri sarebbero rimasti intrappolati sotto le macerie.
Del capo militare del movimento palestinese si hanno poche notizie. Non a caso viene definito il “fantasma” di Gaza. Di certo c’è che è uno degli uomini più ricercati da Israele, che avrebbe tentato più volte di eliminarlo senza successo.
Lo stratega di Hamas
Da vent’anni alla guida delle brigate Ezzedin al-Qassam, il braccio armato del movimento che governa Gaza dal 2007, la figura di Deif è avvolta nel mistero. Di lui si conoscono solo i frammenti raccolti nei dossier dell’intelligence israeliana trapelati sulla stampa. Pochissimi hanno contatti diretti con lui e ci sono dubbi persino sulla sua reale identità.
L’ultima sua foto risale al 2001, quando viene rilasciato da un carcere dell’Anp, l’Autorità nazionale palestinese. Negli ultimi venti anni è sopravvissuto a diversi tentativi di assassinarlo. In un raid nel 2014 ha già perso la moglie e il figlioletto di sette mesi. Deif è considerato la mente dietro la strategia militare di Hamas, fatta di lanci di razzi contro lo Stato ebraico e costruzione di tunnel per infiltrare uomini e far entrare armi. Da anni nemico numero uno di Israele, è considerato il più inflessibile oppositore al cessate il fuoco con lo Staro ebraico.
“Sarà l’11 settembre di Israele”
È l’uomo che ha annunciato l’inizio dell’operazione militare senza precedenti dello scorso sabato. “Sarà l’11 settembre di Israele”, avrebbero detto in un messaggio audio ai miliziani del movimento per dare luce verde all’offensiva. “Siamo decisi a porre fine alle politiche con cui America e Occidente calpestano il diritto internazionale, alla follia di questa occupazione, ai continui crimini commessi nei confronti del nostro popolo. Facciamo capire al nostro nemico che non potrà più andare avanti senza pagare il conto per le proprie azioni”.
E che Deif sia l’esponente di punta dell’organizzazione palestinese è confermato dal fatto che solo negli ultimi 12 mesi i servizi segreti israeliani avrebbero pianificato cinque diversi piani per ucciderlo.
Nato nel campo profughi di Khan Younes circa 60 anni fa, ai tempi in cui Gaza era sotto controllo egiziano, il suo vero nome sarebbe Mohammed Diab Ibrahim el Masri. Prima di lui, il padre e lo zio entrano nelle file dei miliziani palestinesi che negli anni ’50 si infiltravano in Israele. Ha studiato scienze all’università islamica di Gaza, dove si avvicina ai Fratelli Musulmani e inizia a prendere parte a manifestazioni contro lo Stato ebraico e a scontri con le forze di sicurezza, che lo arrestano più volte.
In carcere conosce Gazi Hamad, all’epoca una delle figure più influenti di Hamas nella Striscia di Gaza. Il giovane Mohammed rimane rapito e sposa in pieno la filosofia dell’organizzazione. Si unisce al movimento palestinese nel 1990. Uscito di prigione, scala gradualmente le posizioni, pianificando attentati che nel 1996 costano la vita a più di 50 cittadini israeliani e contribuiscono a mandare a monte gli accordi conclusi tre anni prima a Oslo tra il premier israeliano Yitzhak e Yasser Arafat, leader dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp). Accordi che però Hamas non ha mai accettato.
Israele intensifica l’embargo su Gaza e Mohammed Deif si concentra su nuove tecnologie per colpire lo Stato ebraico: ordigni di piccole dimensioni da fare esplodere sugli autobus delle città israeliane e razzi per ovviare alle difficoltà di far entrare armi dai tunnel che l’esercito israeliano distrugge sistematicamente. Tecnologie che Deif sviluppa grazie all’apporto di un’altra figura storica della resistenza palestinese, Yahya Ayyash, conosciuto non a caso come “l’ingegnere”.
Nel 1996, dopo la morte di Ayash, ucciso dagli israeliani con un cellulare imbottito di esplosivo, l’uomo assume un ruolo sempre più centrale all’interno delle Brigate fino ad assumerne la guida nel 2002, diventando la mente dietro a tutti i più sanguinosi attentati suicidi in Israele degli anni Duemila.
Il mito all’interno della resistenza palestinese
È in quel periodo che sopravvive a numerosi tentativi di ucciderlo, tentativi che lo avrebbero lasciato cieco da un occhio e senza l’uso delle gambe. E che hanno contribuito ad accrescere la leggenda intorno al personaggio, che i palestinesi considerano un eroe, anche per il suo stile di vita frugale. “Mantiene un basso profilo e vive nascosto tra la gente. Si muove con diverse identità e diversi passaporti e finora è riuscito a nascondersi perché gira con una cerchia molto ristretta di persone. È per questo che è ancora vivo”, raccontava Imad Falouji, ex leader di Hamas e fondatore delle Brigate, uno dei pochi che può vantarsi di averlo incontrato.
In cima alla lista dei ricercati già dieci anni fa, Iil capo militare è braccato dai servizi segreti israeliani da molto prima. Risale a vent’anni fa la notizia della sua uccisione in un raid aereo, che in breve viene smentita.
Disinteressato alla politica e alla lotta con Al Fatah – il partito di Mahmoud Abbas (Abu Mazen), il presidente dell’Anp in Cisgiordania – negli ultimi anni ha gradualmente imposto la propria dottrina: Israele va combattuto nei territori occupati illegalmente, le brigate Izzedin Al Qassam devono essere composte da soli palestinesi, è necessario un apparato per produrre armi e razzi direttamente a Gaza, senza bisogno di importarli. Un sistema messo su, secondo Israele, con i fondi del Qatar, che ha consentito alla guerriglia palestinese di assemblare il primo drone nel 2014, ma anche di far crescere una “industria” che ha dato da mangiare a tantissime persone negli anni.
Netanyahu: “Ogni membro di Hamas è un uomo morto”
Sul fronte israeliano, il governo di Benyamin Netanyahu si prepara all’offensiva dentro Gaza. “Ogni membro di Hamas è un uomo morto”, ha detto il premier dopo l’annuncio del varo di un governo di emergenza nazionale per guidare il Paese nella guerra contro il movimento islamista. In vista dell’invasione di terra, intanto si susseguono senza sosta gli attacchi dal cielo contro le strutture strategiche della fazione palestinese e i suoi capi.