Secondo gli esperti essere cosplayer “combatte timidezza, allontana la solitudine e regala attimi di felicità”
I giovani italiani sono tra i leader mondiali nel mondo del cosplay, una forma d’arte in cui si travestono da personaggi di film, cartoni animati, fumetti o videogiochi. Questi appassionati dedicano tempo ed energie a creare costumi accurati e dettagliati, spendendo mediamente da 113 a 600 euro per i loro outfit. Sebbene i genitori possano occasionalmente preoccuparsi per il coinvolgimento dei loro figli in questa passione, la psicoanalista Adelia Lucattini rassicura che non c’è motivo per allarmarsi.
Il cosplay aiuta i giovani a coltivare le proprie passioni, a sviluppare nuove amicizie e a acquisire maggiore consapevolezza di sé stessi. Inoltre, importanti manifestazioni nazionali come Romics a Roma e Lucca Comics in Toscana offrono un palcoscenico perfetto per esprimere questa forma d’arte.
“Tanti ragazzi, considerati timidi e chiusi – ha dichiarato la psicoanalista – col tempo si sono sbloccati poiché indossare un costume aiuta a superare la timidezza poiché permette di attingere a una fiducia interiore che non si sapeva di avere. Inoltre, frequentando questo ambiente, trovano l’energia per costruire i loro costumi, la forza di uscire dal guscio protettivo della propria casa o stretta cerchia di amici, allargano la rete sociale, stringono nuove relazioni. Condividere la stessa passione, accomuna e avvicina, fa sentire di essere parte di un gruppo vivace, che attraverso un serissimo gioco delle parti, allontana tristezza e solitudine, regalando attimi di intensa felicità“.
“Travestirsi e giocare a essere qualcun altro – aggiunge Lucattini – ha origini antiche. Come avviene in teatro, anche il cosplay è un veicolo di espressione che permette di giocare creativamente con la propria identità. È indubbio che il cosplay offra benefici psicologici a chi lo pratica. Tuttavia, come ogni attività, in alcuni adolescenti o giovani, più fragili, può essere estremizzato e divenire un’ossessione che non permette di uscire dal personaggio. Per molti rappresenta un modo per affrontare sotto mentite spogli, alcuni aspetti negativi o tristi della propria vita e per condividerli con gli amici con cui hanno in comune la stessa passione. In tutti favorisce un’appartenenza, ad un gruppo e a qualcosa di più grande, durevole, stabile e organizzato. È un luogo interno ed esterno, uno spazio transizionale, in cui rendere presenti i ricordi, far vivere i propri sogni, scoprire le attitudini personali e rivitalizzare i desideri”.
Il cosplay offre la possibilità di scegliere un personaggio da interpretare che potrebbe avere somiglianze caratteriali con la propria personalità e condividere valori simili. Questo aspetto è particolarmente rilevante nell’adolescenza, un’età in cui le emozioni sono intense, e la creatività diventa sempre più autonoma. Durante l’adolescenza, la costruzione dell’identità è un processo centrale, e il cosplay consente ai giovani di esplorare e confrontare diverse sfaccettature della propria identità, contribuendo a conoscersi meglio.
I cosplayer italiani, in gran parte donne (83,3%) e con un’età media di 24 anni e 8 mesi, sono diffusi in tutto il paese, ma con una concentrazione maggiore nel nord. Solitamente partecipano a circa 5 eventi all’anno, tra cui Romics a Roma, Lucca Comics e Comicon a Napoli. Per la realizzazione dei loro costumi, spendono in media 113 euro, ma in alcuni casi possono investire anche oltre i 600 euro per un singolo abito.
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