Giornata mondiale della pesca, un’occasione per riflettere sull’importanza di questa attività per la nostra economia, per il nostro benessere e per la nostra alimentazione
La pesca è un’attività che da sempre ha svolto un ruolo importante nella nostra alimentazione e nell’economia dei paesi. La pesca sostenibile invece è un tema collegato e di grande attualità, visto il crescente interesse verso la salvaguardia dell’ambiente e l’importanza di una gestione responsabile delle risorse ittiche. In questo articolo in occasione della Giornata mondiale della pesca, analizzeremo anche cos’è la pesca sostenibile e quali sono le sue principali caratteristiche e andremo ad approfondire cos’è questa ricorrenza e quando si celebra.
Ogni 21 novembre, pescatori di tutto il mondo commemorano la Giornata Mondiale della Pesca.
Ricerche recenti delle Nazioni Unite dimostrano che oltre due terzi dei pesci nei mari mondiali sono stati eccessivamente prelevati o totalmente esauriti, mentre più di un terzo continua a diminuire. Le cause principali di questa situazione includono la distruzione degli habitat di pesca vitali, l’inquinamento e i mutamenti climatici.
Il pesce costituisce un elemento di sopravvivenza nell’alimentazione di molte popolazioni in tutto il mondo, in particolar modo per quelle che abitano vicino alle coste, fiumi e corsi d’acqua. Ed è proprio per questo motivo che, soprattutto durante la Giornata mondiale della pesca, si cerca di evidenziare quanto sia necessario preservare le acque e tutti gli animali di questo habitat.
Bacini idrici come fonte di cibo e via di trasporto
Sono moltissime le comunità e le popolazioni, passate e presenti, che hanno un legame fortissimo con la pesca e l’acqua, motivo per il quale sono moltissimi i centri urbani che ancora oggi sorgono vicino a bacini idrici. Quest’ultimi infatti svolgono un ruolo fondamentale per la sopravvivenza della specie umana, sia perchè forniscono una fonte di cibo importante sia per la loro funzione come vie di trasporto.
Tuttavia, questa vicinanza ha causato un serio inquinamento oceanico e costiero a causa del deflusso e delle attività domestiche e industriali condotte nelle immediate vicinanze. Questa situazione ha provocato un declino della disponibilità di pesce locale, costringendo i pescatori a spostarsi sempre più lontano dai loro territori tradizionali.
La sovrappesca e l’industrializzazione hanno infatti catalizzato una crisi, i prodotti ittici stanno rapidamente esaurendo a causa delle navi “da produzione”, della pesca a strascico e di altri metodi di pesca non sostenibili. Se non confrontiamo questi problemi in modo unificato, la crisi si intensificherà.
Il Giorno Internazionale della Pesca mette in evidenza questi problemi e promuove lo studio di soluzioni per le sfide sempre più interconnesse che stiamo affrontando, puntando a strategie sostenibili a lungo termine per la conservazione dell’ecosistema ittico.
Approfondiamo il concetto di pesca sostenibile e come questa conoscenza può guidare le nostre decisioni quando acquistiamo pesce per i pasti.
La pesca eccessiva e illegale è uno dei problemi più preoccupanti del nostro tempo. Quando i pescatori perseguono il loro lavoro in modo indiscriminato, senza rispettare le norme e le quantità fissate per legge, si compromette l’equilibrio degli ecosistemi marini.
Questa pratica può portare a un crollo nel numero di pesci nel mare, mettendo a rischio la sopravvivenza di alcune specie e il sostentamento di milioni di persone che dipendono dalla pesca come fonte di reddito.
L’iperpesca rappresenta uno dei pericoli più critici per la salvaguardia dei nostri oceani e di tutte le creature marine che li abitano
Il quadro attuale degli stock di pescato all’interno dei confini mondiali è preoccupante. Tra le principali cause di questo degrado, vi sono non solo la pesca eccessiva ma anche altre modalità di pesca insostenibili, tra le quali quella non legale, non dichiarata e non regolata. L’alterazione di habitat preziosi, l’intercettazione accidentale di specie in pericolo o di giovani appartenenti a specie target, così come l’alterazione climatica, agiscono con un pesante effetto sulle risorse dei pesci.
Le stime della FAO rivelano come nel 2019 la percentuale globale di stock di pescato utilizzato a livelli biologicamente sostenibili sia diminuita dal 90% del 1974 al 64,6% e la quota di stock sovrasfruttati si valuta al 35,4%. Nel Mar Mediterraneo, la condizione è ancor più critica. Il 73% del volume totale dei pescati (riferito a stock valutati) viene prelevato sorpassando i limiti biologicamente sostenibili e l’impatto della pesca è ancora doppio rispetto al livello ritenuto sostenibile.
Grazie, tuttavia, alle azioni gestionali, nell’ultimo decennio l’impatto della pesca nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero è calato mediamente del 21% e fino al 75% per alcune specie sottoposte a misure di controllo. Questa riduzione ha cominciato a dare i suoi frutti con l’aumento della biomassa di alcuni stock. La pesca illegale, minaccia grave e diffusa per gli stock di pescato mondiali, mette a rischio anche le comunità che vedono nel pesce la loro principale risorsa di sussistenza.
Secondo l’organizzazione FAO, la pesca illegale contribuisce a ben 26 milioni di tonnellate di pesci pescati ogni anno. Nonostante i tentativi di controllo, molti Paesi europei stanno ancora lottando per rafforzare e applicare regolamenti efficaci, permettendo così l’ingresso di pesce pescato illegalmente nel mercato dell’UE. La problematica è particolarmente grave nel caso dei pesci elasmobranchi come squali e razze. L’assenza di un sistema standardizzato e affidabile per dichiarare e classificare i prodotti derivati da queste specie (al momento della loro cattura o vendita) rende praticamente impossibile tracciare tali prodotti, ostacolando quindi la gestione degli stock. Questo, a sua volta, facilita le pratiche di frode alimentare, rendendole più complicate da rilevare e gestire.
La pesca distruttiva e la cattura accidentale di specie non target rappresentano una grave minaccia per il nostro ecosistema marino e la biodiversità
L’uso di attrezzature da pesca non selettive, come la rete a strascico, può danneggiare gravemente l’habitat di un fondo marino, influenzando negativamente molte specie che ci vivono. Questo tipo di pesca, praticata prevalentemente nel Mediterraneo, scarta in media il 45-50% delle catture.
Le attività di pesca non solo hanno un impatto sulle specie marine commercialmente interessanti, influenzando negativamente la loro produttività a causa della cattura di individui giovani prima della maturità riproduttiva, ma danneggiano anche l’intero ecosistema marine. A causa dell’utilizzo di attrezzi da pesca poco selettivi, interi habitat marini vengono distrutti e le reti alimentari vengono alterate. Le specie a rischio infatti, come i mammiferi marini e le tartarughe, sono spesso vittime di catture accidentali.
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