A volte sono errori, a volte sono trovate geniali, tutti a ricordarci quanto sia difficile l’arte della traduzione!
Oggi è la giornata internazionale della traduzione, e oltre a ricordare quanto sia fondamentale questo filtro comunicativo da lingua a lingua, da cultura a cultura, è anche importante ricordare quanto l’atto di traduzione finisca sempre per aggiungere qualcosa o togliere qualcosa.
Perché certe parole e, soprattutto, certi modi di dire iconici di un linguaggio o un background culturale, sono intraducibili o difficilmente spiegabili.
Questo accade spesso, ovviamente, nel mondo dei film o delle serie tv. Andiamo quindi a ricordare alcuni degli esempi peggiori – o migliori! – di traduzione tra l’inglese e l’italiano dei nostri media quotidiani.
Il processo di traduzione è complesso e difficile
Errori di traduzione e omissioni possono insinuarsi ovunque, persino nei luoghi meno sospetti. Quando ascoltiamo una parola fuori posto, una battuta senza senso o una censura, è probabile che dietro ci siano errori di traduzione che hanno trasformato il testo originale in qualcosa di strano.
Ciò accade anche in produzioni celebri come “Game of Thrones” e “Pulp Fiction”: perfino i film e le serie TV che hanno segnato la nostra crescita possono presentare battute incomprensibili che ci lasciano perplessi.
Il processo di traduzione, adattamento e doppiaggio è un intricato labirinto di fasi che coinvolge molteplici figure professionali che lavorano diligentemente per rendere il testo comprensibile, adattandolo non solo al significato, ma anche ai movimenti delle labbra dei personaggi, alle loro personalità e alla cultura di destinazione. Non è una strada lineare, ma un percorso tortuoso che richiede attenzione ai dettagli.
Il famoso e famigerato doppiaggio italiano!
Nel mondo del doppiaggio italiano, spesso elogiato come uno dei migliori al mondo, emergono frequentemente errori che offuscano l’esperienza degli spettatori. Tuttavia, è importante notare che i doppiatori stessi di solito non sono i colpevoli principali; piuttosto, sono gli adattatori italiani e i traduttori dei dialoghi spesso a commettere errori significativi.
Dialoghi tradotti in modo errato o censurati possono danneggiare l’integrità dell’opera originale, e persino mettere in cattiva luce le voci esperte che da decenni si occupano dell’espressione vocale dei nostri attori e attrici preferiti internazionali.
Errori di traduzione: tra i migliori e i peggiori
Siamo quindi nel campo delle serie TV e dei film anglosassoni, con una particolare attenzioni alle produzioni statunitensi perché, che lo si voglia o no, sono la produzione mediatica che più consumiamo o “subiamo”.
Alcune trovate sono a dir poco geniali, superando di gran lunga l’efficacia del testo originale. Su altre soluzioni invece si potrebbe avere da ridire; qualche errore lo si può perdonare, ma alcuni tuttavia sono eclatanti, dovuti solo a distrazione o superficialità.
Vediamo chi è riuscito a rimanere nella storia dei più incredibili errori di traduzione.
Il Pianeta delle Api, nonché delle Scimmie
Uno strafalcione evitabile era sicuramente nel capolavoro “Il Pianeta delle Scimmie”. Il titolo originale “Planet of Apes” avrà confuso i traduttori, e non bastava il fatto che nel film non ci fosse una sola ape, ma solo scimmie!
Prima della distruzione finale, vediamo comparire un videomessaggio sull’astronave con scritto “Abbiamo sempre voluto bene alle api”. Chiaramente il messaggio doveva riferirsi alle scimmie, che nel testo originale era il termine “Apes”.
Che poi quelle che indicano gli animali sono tra le parole più conosciute di qualsiasi lingua, figuriamoci quella che inizia con la seconda lettera dell’alfabeto e indica le api: “bees”.
Joker: problemi d’identità o di make up?
Alcune volte, invece, l’errore sta nel non adattarsi ad un personaggio. Alcune sfumature sono sottili e difficili da cogliere per chi lavora alla sola traduzione, senza avere ben chiaro il messaggio del film e la personalità, e la storia dei personaggi. Tuttavia, i personaggi rimangono i protagonisti dei film, giusto?
In Batman del 1989, quello con Jack Nicholson che interpreta un magistrale Joker, accade una strana metamorfosi di un personaggio nella versione italiana. In un punto del film Vicki getta dell’acqua sulla faccia di Joker, a cui inizia a colare il trucco. La versione inglese è “Help me! I’m melting!”, cioè “aiuto, mi sto sciogliendo!”. Nella versione italiana invece arriva a dire “aiuto, mi strucco!”.
Sembra simile, certo, ma non è così. Nella versione inglese compare il sottile ma fondamentale legame morboso e viscerale di Joker con il suo trucco. In altre parole: Joker è il suo trucco, perché il suo trucco è gran parte della sua identità. Quando questo si scioglie, è lui stesso a sentirsi svanire.
Non è quindi un semplice “mi strucco!”, come urlerebbe qualsiasi adolescente ad un ballo, ma un conflitto profondo di un uomo prigioniero del suo ruolo, della sua rabbia, del personaggio che si è creato per tollerare una vita insopportabile.
Frankenstein Junior: “Lupo Ululà, Castello Ululì”
Ci sono momenti in cui invece la genialità salva la situazione, e trova soluzioni imprevedibili che restano nella storia perché a volte sono anche più efficaci del testo originale.
Dunque non possiamo non riportare delle battute migliori che la traduzione ha donato alla storia, e che vi è rimasta impressa.
In una scena di Frankenstein Junior si crea un gioco di parole tra Werewolf, cioè “lupo mannaro”, e “Where Wolf?” cioè “Dov’è il lupo?”.
Un gioco di parole intraducibile in italiano, è divenuto tutt’altro, il famoso:
“Un lupo ulula”
“Lupo ululà?”
“Là ! Lupo ululà, castello ululì”
I tre pomodorini di Pulp Fiction
Nonostante i toni poco delicati di uno dei film cult per eccellenza, Pulp Fiction, possiamo ora gustarci una barzelletta raccontata dalla stupenda Mia Wallace e tradotta splendidamente in italiano.
L’originale racconta di un papà pomodoro che dice al figlio “catch up”, cioè tieni il passo. Un’espressione che suona come “ketchup”. Non si comprende dunque se gli stia dicendo di diventare ketchup, o di tenere il passo. In italiano, invece, il premuroso consiglio del padre è “Fai il concentrato”.
Magari non fa ridere a crepapelle – in nessuna lingua – ma non si possono non elogiare i traduttori, né aspettarci troppo da una Mia Wallace appena risorta da un principio di overdose.
Il maestro “rosa” di Buffy l’Ammazzavampiri
Il nono episodio della terza stagione di “Buffy” contiene un maldestro e clamoroso errore di traduzione in una battuta pronunciata da Angel, l’angelo della serie.
In questo episodio Anya, un demone della vendetta, crea una realtà distopica in cui Buffy non è mai arrivata a Sunnydale e il Maestro è ancora vivo. Buffy incontra Angel rinchiuso in una cella che le rivela: “The Master rose. He let me live to punish me” (“Il Maestro è risorto. Mi ha lasciato vivere solo per punirmi”). La battuta, però, è stata purtroppo doppiata in italiano così: “Il Maestro rosa mi ha lasciato vivere per punirmi”.
Il maestro rosa quale? Quello dei giocosi Barbapapà? Stiamo parlando di demoni e vampiri o di dolci giocherelloni? Ma soprattutto, sbagliare un nome proprio con un aggettivo ci sembra un errore imperdonabile.
Esiste davvero un Peter Griffin non blasfemo?
I Griffin sono spesso etichettati come una delle serie più blasfeme di tutti i tempi, con le numerose battute “scorrette” a sfondo religioso. Per questo sorprende molto che in questa scena del dodicesimo episodio della seconda stagione abbiano deciso di modificare completamente una battuta di Peter. In una gag in cui Peter deve partecipare al rito della comunione, il padre di famiglia chiede al prete “Questo è davvero il sangue di Cristo?” e poi esclama “Ragazzi, quel tipo doveva essere sbronzo 24 ore su 24!”.
In italiano invece la battuta – geniale in inglese – è stata eliminata completamente e sostituita con una molto più politically correct. Nella versione doppiata sentiamo Peter che esclama: “Ma usate sempre questo vino? Avrete bisogno di una licenza per i superalcolici!”.
Really? La battuta che non solo non fa ridere, ma che non si addice proprio al carattere del personaggio. Perché inserirla?
Trova un modo per Hodor!
Tra le battute più iconiche di “Game of Thrones” c’è sicuramente quella di una scena della sesta stagione che ci ha davvero spezzato il cuore, quella che da il nome a un personaggio che non ha fatto altro che rendere fedele servizio ai protagonisti di Grande Inverno (località dei Sette Regni che tra l’altro è stata tradotta in modo magistrale, da Winterfell, dunque “l’inverno che cadde” a “Grande Inverno”).
Nella scena finale di questo episodio lo stalliere di Casa Stark grida “Hold the door!” fino a quando questa parola non si trasforma in “Hodor”, per sottrazione di lettere.
Nell’episodio doppiato in italiano invece la frase è stata tradotta in “Trova un modo”. Come traduzione non è proprio il massimo ma dobbiamo ammettere che era davvero una sfida difficile tradurre il termine e riprodurre anche la stessa sonorità della parola Hodor. I fan di “Game of Thrones” si sono molto arrabbiati per questo adattamento che non hanno ritenuto all’altezza, ma rispetto ad altre battute contenute in questo elenco questa è sicuramente quella che è stata storpiata di meno! Insomma, si è trovato un modo.
Say something su Modern Family
Sono molto frequenti i riferimenti cinefili all’interno dei dialoghi dei protagonisti della nota comedy “Modern Family”. Purtroppo però chi guarda questa Serie Tv doppiata in italiano finisce per perdere la maggior parte di questi divertenti riferimenti cinematografici perché chi cura gli adattamenti solitamente ha la brillante idea di tradurre in italiano anche i titoli dei film citati.
Un “chiaro” esempio? In una scena del quattordicesimo episodio della prima stagione, Phil incontra Dylan fuori la porta di casa sua che vuole far pace con sua figlia Haley. Tra i due c’è un simpatico scambio di battute in cui Phil cita la commedia degli anni 90 “Say Something” (traducibile letteralmente in italiano con “Di’ qualcosa”), ma Dylan non capisce il riferimento. In italiano invece possiamo ascoltare questo dialogo:
“Di’ qualcosa”
“Uhm, buongiorno?
“No, di’ qualcosa”
“Ehm, rabarbaro?”
“No, di’ qualcosa. È tratto da un film”
“È tratto da un film”.
Voi avete capito? Nemmeno noi.