Una nuova fase della guerra israelo-palestinese è iniziata e diversi film e serie tv del passato possono aiutarci a capire il conflitto e le sue origini. Ecco quali vedere per saperne di più
Ci sono opere cinematografiche e serie TV che offrono una prospettiva approfondita e riflessiva sul complesso scenario tra Israele e Palestina. Registi come Amos Gitai, Elia Suleiman, Steven Spielberg e Saverio Costanzo hanno contribuito a narrare questa storia. Da “Exodus” con Paul Newman, che esplora gli inizi, a serie TV che cercano di spiegare e far comprendere le complessità della situazione attuale. Vediamo quali film e serie tv guardare se si è interessati a scoprire i segreti e la genesi del conflitto tra Israele e Palestina.
Film e serie tv che aiutano a capire: ecco cosa guardare per comprendere meglio la guerra israelo-palestinese
Kippur di Amos Gitai (Israele, 2000). Il rinomato regista israeliano racconta la sua storia personale mentre due giovani riservisti cercano di raggiungere la loro unità durante l’attacco sorpresa del 6 ottobre 1973. L’evento segna la fine della giovinezza, e mentre riviviamo quei momenti, sabato 7 ottobre 2023, esattamente 50 anni dopo, potremmo vedere se la risposta di Israele all’attacco di Hamas sarà analoga. Purtroppo, al momento, il film non è disponibile in streaming. Inoltre, è attesa l’uscita di “GOLDA” di Guy Nattiv, con Helen Mirren nei panni del primo ministro israeliano Golda Meir che guidò il governo 50 anni fa.
Il tempo che ci rimane di Elia Suleiman (Palestina, 2009). Il regista, attore e sceneggiatore, cittadino palestinese con cittadinanza israeliana, esplora la “questione israelo-palestinese” in un film che mescola Storia e racconto personale, dramma e commedia, seguendo la storia della sua famiglia a Nazareth. Quattro episodi raccontano il passato e il presente, dal nonno sindaco durante la guerra arabo-israeliana nel 1948, al giovane Elia nella scuola israeliana nel 1970, fino al 2009, quando torna a casa confrontandosi con una Nazareth cambiata e il muro israeliano.
A Gaza Weekend di Basil Khalil (Palestina, 2022). Il film di apertura del Middle East Now Festival 2023, vincitore del Premio Fipresci al Toronto Film Festival 2023, segue una coppia formata da un inglese e dalla moglie israeliana che deve fuggire da Israele colpita da una pandemia. Il loro unico rifugio sicuro dal virus è Gaza, ma raggiungerlo si rivelerà una sfida difficile.
Exodus di Otto Preminger (USA, 1960). La nascita di Israele e lo scoppio del conflitto, con il primo attacco dei vicini arabi agli insediamenti, prendono vita attraverso la lente di Hollywood. Una nave di superstiti dei lager nazisti si avvicina a Israele poco prima della proclamazione della nascita dello Stato il 14 maggio 1948. Seguiamo le loro storie, quelle degli inglesi che ancora occupano il Paese, dei sionisti già a Gerusalemme, dei coloni nei primi kibbutz, e dei gruppi armati che si formano da entrambe le parti, sia ebraica che palestinese.
Munich di Steven Spielberg (USA, 2005). Il dopo, ovvero le conseguenze dell’attacco dei terroristi palestinesi alla squadra olimpica israeliana durante le Olimpiadi di Monaco nel 1972, è al centro della narrazione. Undici atleti presi in ostaggio furono uccisi all’aeroporto durante l’attacco della polizia tedesca. Golda Meir, primo ministro, scatenò l’Operazione Ira di Dio per vendicarsi (il libro “Vendetta” di un ex agente segreto israeliano coinvolto ispira il titolo) ed eliminare i palestinesi coinvolti, tra Beirut, Roma e Parigi. Spielberg ricostruisce in modo magistrale le azioni del gruppo di agenti israeliani incaricati di fare giustizia.
7 giorni a Entebbe di José Padilha (Gran Bretagna, 2018). L’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 ha riportato alla memoria l’episodio di Entebbe, soprattutto per la tragica morte del fratello del premier Netanyahu. Nel luglio 1976, terroristi palestinesi dirottarono un volo dell’Air France verso Entebbe, in Uganda. Il presidente Idi Amin negoziò la liberazione dei non ebrei, ma durante un raid notturno il 3-4 luglio, le forze israeliane riuscirono a salvare la maggior parte degli ostaggi, tranne tre, insieme al tenente colonnello Netanyahu e un’anziana turista.
Private di Saverio Costanzo (Italia, 2004). Nel suo film d’esordio, Costanzo racconta la storia di un professore palestinese di letteratura inglese che vive con la famiglia in una casa isolata, tra un villaggio palestinese e un kibbutz israeliano. Accetta un patto con i soldati occupanti: i tre piani della casa sono divisi tra la famiglia e i soldati di Tel Aviv. Ma fino a quando potrà resistere la convivenza e la non violenza del capofamiglia?
Il Giardino dei limoni di Eran Riklis (Israele, 2008). Hiam Abbas, la celebre attrice palestinese con cittadinanza israeliana, interpreta Salma, una vedova determinata a difendere il suo giardino di limoni. Il Ministro della difesa israeliano intende costruire una casa sul confine con la Cisgiordania, e il giardino di limoni è considerato troppo pericoloso. Salma avvia la sua battaglia, coinvolgendo anche la moglie del ministro.
Paradise Now di Hany Abu-Assad (Palestina, 2005). “Paradise Now” è stato nominato all’Oscar come Miglior Film Straniero nel 2006. Il film narra gli ultimi due giorni di vita di due amici di Nablus, Said e Khaled, che vengono reclutati per un attentato suicida a Tel Aviv. La pellicola segue la loro preparazione per questo tragico compito.
200 metri di Ameen Nayfrh (Palestina, 2020). In un’emozionante storia di vita quotidiana, un marito e una moglie palestinesi vivono a soli 200 metri di distanza, ma la barriera israeliana si interpone tra di loro. Ogni sera si salutano accendendo la luce, prima lui e poi lei, che vive con i figli. Tuttavia, quando il figlio viene ricoverato in ospedale e il padre cerca di raggiungerlo, quei 200 metri di separazione si trasformano in un’odissea.
Termiano parlando della serie tv Fauda. Nel 2015, “Fauda” emerge come un affresco avvincente del lungo conflitto tra israeliani e palestinesi. Il titolo arabo, “caos”, riflette la complessità della trama, che esplora non solo le tensioni e le violenze degli scontri, ma anche i conflitti interiori e i sentimenti dei personaggi. Diretta da Assaf Bernstein e scritta da Avi Issacharoff e Lior Raz, la serie Netflix segue le audaci gesta di un’unità d’élite israeliana operante sotto copertura nei territori palestinesi e in Cisgiordania per prevenire attentati. Doron Kavillio, interpretato da Raz, guida l’unità antiterrorismo Mista’arvim attraverso varie sfide, da Hamas allo Stato Islamico, da Gaza a complesse operazioni di salvataggio. Di fronte al conflitto tra Israele e Hamas, gli attori di “Fauda” si sono schierati in difesa del loro Paese. Mentre Lior Raz è volontario in Israele, Tsahi Halevi e Idan Amedi sono rientrati nell’esercito. Tomer Capone ha denunciato su Instagram le tragedie causate dagli attacchi, Yaakov Zada Daniel e Itzik Cohen hanno condiviso messaggi di sostegno e preghiere per il popolo ebraico. La loro partecipazione va oltre lo schermo, evidenziando un forte legame con gli eventi reali che coinvolgono la loro nazione.