La pesca di Esselunga da un lato sembra demonizzare il divorzio, dall’altro forse tenta, senza riuscirci, di riportare una realtà difficile
La catena di supermercati Esselunga ha infatti realizzato uno spot che, da quando è stato pubblicato, ha attirato molti commenti, fino a dividere l’opinione pubblica.
I protagonisti dello spot in questione sono una bambina, i suoi genitori separati e una pesca.
Lo spot della pesca dell’Esselunga
La storiella che si racconta nella pubblicità è quella di una madre e una figlia dentro al supermercato lombardo, insieme fino a quando la piccola non si allontana per dirigersi verso il banco della frutta e scegliere attentamente una pesca.
La madre si allarma, la cerca preoccupata per i corridoi, chiede ad altri acquirenti se l’hanno vista, fino a ritrovarla proprio lì, al banco delle pesche, un secondo dopo che ne ha finalmente scelta una.
Quando, più tardi, la piccola sale in auto con il padre, decide di regalargli il frutto, fingendo che sia stata la mamma a comprare la pesca per lui. Lui, incredulo e con un sorrisetto di tenerezza, le dice “Ah allora stasera chiamo la mamma per ringraziarla”.
Schermata in dissolvenza e claim finale – «Non c’è una spesa che non sia importante”.
Cosa si discute sui social?
I social, al momento, pullulano di discussioni al riguardo, corredate dagli hashtag #esselunga e #pesca. Cosa possono scatenare 120 secondi di spot, solo il web lo sa.
Il dibattito – che potremmo ribattezzare il “dilemma della pesca”, non per minimizzare, ma solo per questioni di marketing – è incentrato su due opinioni polarizzate. Da un lato quella degli entusiasti, colpiti al cuore dal gesto della bambina, che tra l’altro mentre torna a casa dal supermercato guarda malinconica una famigliola con un bimbo e due genitori insieme.
Dall’altro, invece, si schierano tutti coloro che non vedono tenerezza ma solo un tentativo da parte dello spot di voler celebrare l’unità familiare tradizionale ad ogni costo, di voler sorvolare sui problemi reali e spesso sensati per cui una coppia, se non funziona, si lascia.
Uno spot che insinua sensi di colpa?
Quindi da un lato abbiamo coloro che gridano, commossi: «che bello, mi fa piangere ogni volta che lo vedo», e dall’altro un sacco di persone indignate, che criticano Esselunga per la sua mancanza di spirito realistico e costruttivo, come se una famiglia separata volesse dire solo “distruzione” e come se, tra l’altro, a soffrire di questo ci fossero solo i figli – in questo caso la bimba – e non i genitori separati, in prima persona.
Per la maggior parte degli utenti che hanno visualizzato e commentato lo spot, sembra prevalere proprio questa seconda visione: hanno accusato l’azienda di voler speculare sui bimbi che soffrono per la separazione dei propri genitori, di aver restituito un’immagine stereotipata delle famiglie separate e di voler per forza demonizzare il divorzio, e tutti i passi fatti fino ad oggi per considerarlo, anche legalmente, una situazione possibile, per quanto difficile, lecita, e – più spesso di quanto sembri – ragionevole.
Non ha dato fastidio a pochi
Altri, invece, hanno apprezzato la pubblicità per la sua atipicità e per avere abbattuto lo stereotipo opposto: non ci sono papà e mamme felici e spensierati che si salutano al mattino davanti a una caffettiera che ribolle, nonni amorevoli che leggono il giornale al parco mentre i nipoti giocano a pallone e altre sdolcinatezze idilliache e poco realistiche da Mulino Bianco.
Insomma: dal punto di vista di chi lo ha gradito, questo spot parla al presente. Separarsi non deve essere facile in nessun caso, soprattutto con prole di mezzo, e la bimba cerca la riappacificazione forse solo per essere carina, o per non far sentire solo il padre, in particolare, dato che il gesto va in quella direzione.
Secondo tutti gli altri, tuttavia, lo spot parla estremamente al passato.
Forse ci vorrebbe un sequel dalla trama più chiara
Forse la verità sta nel mezzo? Forse la tesi di chi non lo ha criticato, sulla verosimiglianza della situazione difficile di chi si lascia ma continua a condividere la crescita affettiva di un figlio, non ha niente a che vedere con il fatto che in effetti, sì, dallo spot emerge che i figli, se i genitori si separano – magari anche per il bene dei figli stessi – stanno solo male e vogliono solo tornare indietro.
Cara Esselunga, che ne dici di un sequel che possa chiarire e avvalorare le varie posizioni, senza discriminare nessuno? Che frutto sceglieresti per il capitolo due?