Lite via social tra il manager e il deputato di Alleanza verdi sinistra. Dopo i rilievi del capo dello Stato Mattarella sul ddl concorrenza il dibattito è debordato fuori dai palazzi della politica. Intanto sull’Italia pende una procedura d’interazione dell’Ue con multa milionaria
Sulle concessioni balneari volano gli stracci. Dopo i rilievi del Capo dello Stato sul ddl Concorrenza, il dibattito si accende e deborda fuori dai palazzi della politica. L’ultimo capitolo della saga è lo scambio di insulti via social tra il deputato di Alleanza verdi sinistra Angelo Bonelli e Flavio Briatore, proprietario del Twiga, lo stabilimento di lusso a Marina di Pietrasanta, in Toscana, di cui fino al 2022 deteneva un quota cospicua anche l’amica Daniela Santanché, prima che con la nomina a ministra del Turismo la cedesse al compagno Dimitri Kunz.
“Caro Benelli, Bonelli… dovete capire una cosa: non servite a niente”, dice il manager in un video su Instagram. “Ai follower dico che questa gente non va votata, non serve a niente. Questa gente ci costa, la paghiamo noi e non serve a niente. Criticano chi crea posti di lavoro. Uno che dice che io sono residente a Montecarlo, quando le aziende sono in Italia, non capisce… Il governo Meloni sta facendo bene, cerca di creare posti di lavoro. Questi sono disfattisti, scappati di casa“.
La replica del parlamentare ambientalista, da sempre in prima linea sul fronte spiagge, non tarda ad arrivare: “Un tal Britore, Bratore, forse Briatore, mi ha attaccato dicendo che io non capisco nulla perché lui con il Twiga, il suo stabilimento balneare, dà da lavorare a 180 persone”, rilancia in una nota. “La questione è che lei paga allo Stato per la spiaggia del Twiga solo 20mila euro l’anno, un vero regalo a chi è milionario e noi lo troviamo inaccettabile”, aggiunge. “Il governo Meloni vuole privatizzare e cementificare le ultime spiagge libere e tutelare i privilegi di quegli stabilimenti balneari, compresi quelli di Briatore e Santanchè. Eccoli i patrioti di Fratelli d’Italia con la residenza fiscale a Montecarlo”.
La lite era partita dalle dichiarazioni di Bonelli dopo lo “sconto” ai balneari deciso dal titolare dei Trasporti e delle Infrastrutture, che ha ridotto del 4,5 % il canone della concessione demaniale marittima. “Uno scandalo, Salvini dà il via ai saldi sulle spiagge italiane. Quello voluto dal ministro e leader della Lega è uno schiaffo all’Italia”.
Ad accendere la miccia era stato l’attacco allo stabilimento versiliese e alla “cifra ridicola” che versa nelle casse dell’Erario ogni anno “a fronte di un fatturato di quasi 10 milioni di euro. È inaccettabile che la destra al governo voglia svendere le ultime spiagge libere per darle in concessione e privatizzarle”, ha attaccato ricordando che “oggi lo Stato dalle concessioni demaniali incassa 110 milioni di euro, con una evasione accertata di circa il 45%, nonostante i canoni siano irrisori”.
Il diretto interessato, chiamato in causa, ha replicato con un’intervista su Libero. “La sinistra da sempre ha problemi con chi crea ricchezza, c’è un odio sociale. Io ho molto più rispetto di un cameriere che lavora da noi che di questa gente qui. Persone come Bonelli non hanno mai lavorato e prendono 150mila euro di stipendio pagato dagli italiani. Parla, pontifica e soprattutto critica chi invece produce. Venga tre mesi da noi, lo assumo, capirà finalmente cosa sia la fatica”.
A chiudere, per ora, il botta e risposta fra i due, il deputato verde: “Litigare io? Lo scazzo l’ha cominciato lui, quella contro la privatizzazione delle spiagge è una mia battaglia di una vita, questi balneari non pagano quasi nulla, i beni dello Stato non possono essere svenduti”, ha detto al Corriere della Sera. “Mia mamma mi diceva: ‘C’è tanta gente che ha soldi, ma a cui manca l’educazione’. Briatore è un cafone. Io sono nato e cresciuto nella periferia romana, a Casal Bertone. Per pagarmi gli studi andavo a raccogliere l’uva e i pomodori sulla Pontina e la sera facevo il cameriere”, la nota personale.
Dopo le osservazioni di Sergio Mattarella sul ddl Concorrenza, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha riaperto il dossier, nonostante i malumori che serpeggiano nella maggioranza, a cominciare dalla Lega di Matteo Salvini. “L’appello del presidente Mattarella non rimarrà inascoltato”, ha garantito la premier durante la conferenza stampa di inizio anno alludendo alle osservazioni del Colle sulle concessioni a balneari e ambulanti.
In occasione della conferenza stampa di inizio anno, la premier ha difeso l’intervento sugli ambulanti, che si è “reso necessario per uniformare” un trattamento e rimuovere delle “disparità”, ma annuncia che “nei prossimi giorni” valuterà con gli altri partiti di maggioranza e i ministri interessati “l’opportunità di ulteriori interventi chiarificatori sulla materia”.
Sul tavolo, inevitabilmente, ci sarà anche il dossier dei balneari, su cui pende una procedura d’infrazione europea con annessa maxi multa mentre all’orizzonte si profila il Far West legislativo con un parte die Comuni che hanno già bandito le gare.
Anche in questo caso Meloni ha rivendicato la linea del governo, che “ha iniziato un lavoro mai fatto prima con la mappatura, per verificare il principio della scarsità del bene, richiesto per applicare la Bolkenstein” sui servizi nel mercato interno europeo. E ha assicurato che l’esecutivo interverrà con “una norma di riordino che consenta di intervenire sulla attuale giungla, in un confronto con la Commissione europea e con gli operatori, per evitare l’infrazione e per dare certezza della norma”.
A complicare il dossier c’è però anche uno scoglio politico, con il leader del Carroccio Matteo Salvini apertamente schierato a difesa dei balneari, che rischia di complicare la delicata trattativa in Europa affidata al ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto. “La Lega è impegnata, come da anni anche in questi giorni, per garantire diritti e futuro alle migliaia di lavoratori e imprenditori del commercio ambulante e del settore balneare” ha ribadito il vicepremier.
Lo scorso 30 dicembre il capo dello Stato ha promulgato la legge annuale per il mercato e la concorrenza ma non ha potuto evitare di inviare ai presidente di Camera e Senato, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, oltreché alla premier una lettera di osservazioni nella quale sottolinea “i profili di contrasto con il diritto europeo” sulle norme relative agli ambulanti. Nel mirino in particolare l’ennesima proroga automatica, per un periodo eccessivamente lungo, delle concessioni per il commercio su aree pubbliche.
“Il contesto che viene a determinarsi presenta caratteristiche molto simili a quello oggetto della mia lettera del 24 febbraio” 2023, scrive il presidente alludendo ai rilievi sollevati a proposito delle norme sulle concessioni balneari contenute nel decreto Milleproroghe 2023, approvato dal governo il 29 dicembre 2022. Un quadro che secondo Mattarella rende “indispensabili, a breve, ulteriori iniziative di governo e Parlamento”.
La Commissione europea intanto va avanti con la procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per la mancata messa a gara delle concessioni balneari, in violazione della direttiva Bolkestein. Nel parere motivato di trenta pagine recapitato lo scorso 15 novembre, l’esecutivo comunitario ha bocciato il rinvio di un anno delle gare previsto dal decreto Milleproroghe, perché rappresenta un rinnovo automatico delle concessioni a favore dei titolari, in contrasto col diritto europeo.
Le trenta pagine di Bruxelles di fatto “smontano” il lavoro di mappatura delle spiagge portato avanti dal tavolo tecnico di Palazzo Chigi per dimostrare che le spiagge “non sono una risorsa scarsa”. E segna un altro passo in avanti verso la procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia. Nel caso l’Italia non rispondesse alle istanze europee entro due mesi potrebbe scattare il deferimento alla Corte di giustizia dell’Unione europea.
Il contenzioso – a carte bollate – tra la Commissione europea e l’Italia va vanti dal dicembre del 2020, quando l’esecutivo comunitario ha inviato all’Italia una lettera di messa in mora. “Gli Stati membri sono tenuti a garantire che le autorizzazioni, il cui numero è limitato per via della scarsità delle risorse naturali (per esempio le spiagge), siano rilasciate per un periodo limitato e mediante una procedura di selezione aperta, pubblica e basata su criteri non discriminatori, trasparenti e oggettivi”, scriveva tre anni fa Bruxelles.
L’obiettivo, allora come oggi, è “fornire a tutti i prestatori di servizi interessati – attuali e futuri – la possibilità di competere per l’accesso a tali risorse limitate, di promuovere l’innovazione e la concorrenza leale e offrire vantaggi ai consumatori e alle imprese, proteggendo nel contempo i cittadini dal rischio di monopolizzazione di tali risorse”.
La lettera richiamava la sentenza con cui nel 2016 la Corte di giustizia dell’Ue ha stabilito che “la pratica esistente” in Italia “di prorogare automaticamente le autorizzazioni vigenti delle concessioni balneari” è “incompatibile con il diritto dell’Unione”. Non solo il Paese “non ha attuato la sentenza della Corte” ma “da allora ha prorogato ulteriormente le autorizzazioni vigenti fino alla fine del 2033 e ha vietato alle autorità locali di avviare o proseguire procedimenti pubblici di selezione per l’assegnazione di concessioni, che altrimenti sarebbero scadute, violando il diritto dell’Unione”. Secondo l’esecutivo comunitario, la normativa italiana crea “incertezza giuridica per i servizi turistici balneari” e scoraggia “gli investimenti in un settore fondamentale per l’economia” nazionale.
La scorsa primavera, i tecnici di Bruxelles hanno ammonito di nuovo l’Italia: “I continui ritardi nell’attuazione di procedure effettive di concorrenza per la concessione di licenze per la gestione di strutture marittime, lacustri e fluviali (concessioni balneari) restano una fonte di preoccupazione e implicano una significativa perdita di entrate”, scrivono nelle raccomandazioni puntando il dito contro le “iniziative legislative che hanno concesso proroghe, ostacolando i progressi nella riforma del settore”.
Secondo Assobalneari la mappatura del governo dimostra che “le coste marittime italiane sono occupate solo per il 33%” e dunque “la risorsa non è scarsa”, afferma facendo eco al leader del Carroccio. In altre parole manca “il presupposto” per indire le gare previsto dalla direttiva europea, spiega il presidente Fabrizio Licordari. “Le imprese italiane non devono cadere in mano a multinazionali straniere”.
Non la vedono così le opposizioni, a cui i conti del governo non tornano. A cominciare da Più Europa che con il segretario Riccardo Magi parla di “truffa” dietro il tavolo tecnico di Palazzo Chigi. “Il governo vuole regalare altri pezzi di spiaggia alla corporazione dei balneari, che continueranno a pagare canoni bassi allo Stato e ad alzare i costi di lettini e ombrelloni”.
E sul taglio del canone ai balneari, il deputato attacca Salvini “senza vergogna”. “Ci mancavano solo gli sconti di fine anno”, attacca. Il risparmio per i gestori degli stabilimenti sarà di oltre 152 euro l’anno, per un totale di 3.225 euro. “La spudorata linea di difesa di questo governo a una piccola lobby contro la stragrande maggioranza degli italiani sta provocando un danno erariale ormai inestimabile. Ciò che è insopportabile è che dopo il danno, arriva la beffa”. Per questo Magi ha annunciato un esposto alla Corte dei Conti “per le mancate entrate che deriveranno da a questo ennesimo regalo e dalla mancata applicazione della direttiva Bolkestein”.
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