In Colombia entra in vigore la “tassa sulla salute”, la quale prevede aumenti per alimenti ultra-processati e bevande zuccherate
L’attenzione nei confronti dello junk food non tende a diminuire, soprattutto se parliamo di alcuni paesi che stanno cominciando a legiferare per mettere un argine al consumo smodato di questi prodotti.
I danni causati da un’alimentazione dominata da prodotti alimentari industriali che rientrano nella categoria dei junk food sono ampiamente dimostrati.
Come sappiamo, l’eccesso di zuccheri e grassi saturi è la principale causa dell’obesità, che a sua volta favorisce la comparsa di alterazioni anche molto gravi, come le patologie cardiovascolari e respiratorie, ma anche i tumori e il diabete.
Aveva iniziato con il piede giusto il Regno Unito che qualche anno fa ha vietato gli spot in metro e con le misure di contrasto promosse da Boris Johnson, per poi rinviare il tutto di un paio di anni a fronte di una diminuzione del potere d’acquisto delle persone a causa della crescita dell’inflazione nell’ultimo anno.
In molti Paesi del mondo, compresi quelli in via di sviluppo, il problema sanitario dovuto al sovrappeso è diventato una vera emergenza, che coinvolge anche i bambini e pesa sempre più sui bilanci sanitari nazionali.
In questo computo, che può apparire arido, sono poi da aggiungere rilevanti fattori di costo sociale indiretto, come il calo di produttività lavorativa, le possibili disabilità e la morte prematura. Le ragioni delle tasse sul cibo spazzatura si fondano su questi presupposti.
Prodotti che vengono ormai indicati, da scienziati e medici, come causa di obesità e malattie cardiovascolari e ai quali alcuni paesi, come la Colombia, hanno deciso di mettere un freno importante.
Ecco che la nuova legge della Colombia alcuni esperti la definiscono già come la misura più efficace, nell’America Latina, per combattere l’obesità. Di sicuro quella lanciata questa settimana è una legge i cui effetti si vedranno nel medio lungo periodo visto la gradualità prevista dalla tassazione.
L’imposta, infatti, sarà scaglionata e passerà dal 10% attuale per poi salire al 15% nel 2024 e raggiungere il 20% entro il 2025, mentre le bevande subiranno un’imposta variabile a seconda del contenuto di zucchero.
La nuova tassa colpisce anche i prodotti ricchi di sale e grassi insaturi, tra cui salumi, cioccolatini e cereali soffiati, tutti collegati all’aggravarsi delle malattie cardiovascolari. “Non si tratta di prendere soldi da voi. È per farvi scegliere alimenti sani e migliorare la salute del popolo colombiano”, ha commentato il presidente Gustavo Petro sul suo account su X dopo l’introduzione della norma.
Da anni il paese deve fare i conti con l’aumento dei tassi di obesità. Nel 2021, il Ministero della Salute ha stimato che il 56,4% dei colombiani era in sovrappeso. Un recente studio della Facoltà di medicina dell’Università Javeriana della Colombia rivela livelli di ipertensione che colpiscono oltre il 40% della popolazione del Paese, aumentando il rischio di mortalità.
Molti dati internazionali confermano la bontà della nuova tassazione colombiana. Nel Regno Unito l’applicazione della tassa sull’industria delle bevande analcoliche ha dato risultati promettenti, in particolare tra i bambini più grandi della scuola primaria.
Le stime indicano che la tassa sullo zucchero potrebbe aver evitato circa cinquemila casi di obesità in particolare tra le bambine del Regno Unito.
Anche il Portogallo ha riscontrato benefici fiscali dalla sua tassa sullo zucchero a partire dal 2017, i cui fondi vengono reinvestiti nella sanità pubblica.
Un esempio è rappresentato anche dall’arcipelago polinesiano di Tonga, che presenta uno dei più alti tassi di obesità a livello globale.
Qui sono stati fatti notevoli progressi nell’implementazione di tasse sul junk food: Tonga non solo ha imposto tasse sostanziali su più di dieci prodotti ad alto contenuto di grassi e zuccheri, ma ha anche rinunciato alle tasse di importazione su prodotti sani selezionati come frutta, verdura, uova e frutti di mare.
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