Tradizioni e riti popolari nella notte in cui si commemorano i defunti, ma non c’è Halloween, arriva invece la “scornacchiera”.
Si avvicina la notte di Halloween, la notte delle streghe e delle zucche, che ormai tutti hanno imparato a conoscere negli ultimi anni. Una tradizione legata a credenze di altre latitudini che si è imposta anche In Italia, sulla spinta di film e intrattenimento. Oggi è soprattutto un’occasione per mascherarsi, partecipare a feste e divertirsi.
Nulla a che vedere con le origini di una tradizione che in fondo aveva degli elementi simili a quelli di certe usanze italiane, tipiche del mondo contadino e rurale, purtroppo anch’esse dimenticate in gran parte. Nelle comunità locali, nei paesi però resta viva la memoria, le storie e i racconti non sono del tutti scomparsi, così come riti e usi che rimandano a un mondo contadino quasi scomparso.
Una storia popolare, la “scornacchiera” nella notte dei morti
In Abruzzo, soprattutto nelle comunità montane, le usanze e i riti legati alla celebrazione dei defunti sono ancora vivi e presenti nella memoria. Forse perché si tratta di una piccola realtà ancora fortemente legata alla terra e alle tradizioni rurali. Molti paesi mantengono ancora vive le usanze e la notte tra il 1° e il 2 novembre si celebrano messe e processioni in ricordo dei defunti.
Nella Valle Peligna, non lontana dalle pendici della montagna madre, la Maiella, ogni paese aveva la sua tradizione orale che raccontava di processioni, con i defunti che tornavano dall’aldilà per celebrare una messa e avvicinarsi ancora una volta al mondo dei vivi. Erano racconti di una tradizione contadina, che nelle notti tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre celebrava la fine dell’anno agricolo e ricordavano i morti, in vista del lungo inverno.
Tutti i paesi della Valle Peligna come Pratola, Raiano, Sulmona, Roccacasale, Pacentro, Pettorano avevano feste e celebrazioni per la notte dei defunti, con i loro racconti e tradizioni. Ancora oggi si ricordano i morti con funzioni religiose e accendendo lumini alle finestre. Uno dei racconti più popolari era quello della “scornacchiera” diffuso a Introdacqua, dove si ricordava la processione dei morti usciti dalle tombe.
Il corteo aveva un ordine preciso: davanti i nati morti, senza camminare spinti dal vento, poi i bambini morti dopo il battesimo, i giovani, le donne, gli adulti e gli anziani, tutti con un cero in mano, diretti verso la chiesa del paese. Il nome della processione era la scornacchiera, dalle cornacchie che erano di buon auspicio, e che veniva recitata nelle filastrocche dei bambini: “tiri tiri tera e mo’ passa la scornacchiera“. Una storia antica eppure ancora viva nei ricordi degli abitanti del paese, raccontata ancora ai bambini la notte dei defunti.